Progetto “Acqua aD HAVANGA”

 FRAZIONE DEL COMUNE DI KIDEGEMBYE

 

aSSOCIAZIONE:        Solidarieta’  alpina

SEDE :                       38010  s.gIUSTINA  - tASSULLO (tn)

TELEFONO:               0463 434176

aNNO DI COSTITUZIONE:   2001

 

rESPONSABILE DEL PROGETTO:         

LUIGI ANZELINI                                                                

Via Mecla,   71                                                                

38010 SANZENO (tn)

CONTROPARTE: 

villaggio di Havanga, frazione del Comune di Kidegembye,  Provincia di Njombe Tanzania, su richiesta da parte dei dirigenti del Comune di Kidegembye, sottofirmata da buona parte degli abitanti del villaggio (vedi allegato). 

 

Contesto e giustificazione del progetto :   

Il progetto è collocato in Tanzania nella Provincia di Njombe, il villaggio interessato è Havanga, frazione del Comune di Kidegembye, dove si trova la scuola elementare del Comune (che ospita 600/700 allievi). Si tratta di un agglomerato di capanne che fa parte della giurisdizione del Comune di Kidegembye, che rientra nel territorio della Missione Cattolica dei Padri della Consolata di Matembwe; è abitato da c.a. 2000 persone  con un incremento demografico che negli ultimi anni è circa dell’ 8%. Si trova a circa 800 km a sud-ovest di Dar Es Salaam e 50 Km ad est di Njombe, capoluogo di provincia e ultimo riferimento significativo identificabile sulle normali carte geografiche della Tanzania.     È alla quota di circa 1500 m sul livello del mare con latitudine di 9 gradi sud e longitudine 35 gradi est. Il clima del posto è tipico delle zone equatoriali influenzato significativamente dalla posizione (quota e distanza dal mare).    Non è facile definire con precisione la realtà economica locale, che è caratterizzata sostanzialmente da una situazione generalizzata di povertà, determinata dalla pressoché totale mancanza di servizi minimi fondamentali quali luce, acqua e collegamenti stradali; condizioni queste, com’è facile comprendere, essenziali per lo sviluppo di attività che possano apportare significative svolte di miglioramento alla vita della comunità. Infatti le uniche realtà economiche presenti nella zona sono due aziende (precisamente una vecchia fabbrica del tè ereditata dall’ultima occupazione inglese ed una recente cooperativa di allevamento polli e produzione di mangimi) che, nonostante gli sforzi del C.E.F.A. e della Missione, non riescono ad assicurare un’attività continuativa e fiorente proprio a causa delle difficoltà determinate dall’assenza di adeguate vie di comunicazione e, di conseguenza, dei necessari rifornimenti. Si può considerare che il 92% della popolazione sia occupato in attività agricole, mentre il rimanente 8% lavora alle dipendenze dello stato nella scuola, nel comune, ecc. L’attività agricola è legata alla coltivazione di tipo arcaico di modesti appezzamenti di mais, patate, frutta e l’immancabile orticello intorno alla capanna che all’ombra di qualche banano fa crescere fagioli, insalata, piselli e quanto è necessario alla sopravvivenza di una famiglia assieme ad una manciata di galline veramente ruspanti. Per i più ricchi qualche capra, una mucca o un maiale. In questa realtà opera anche la scuola che ha la possibilità di svolgere il proprio ruolo solo parzialmente. In strutture poverissime, scolaresche esorbitanti senza il necessario per scrivere, allievi numerosissimi stipati in aule anguste spesso senza banchi talvolta seduti per terra. Chi riesce veramente ad emanciparsi è già lontano da casa, a Dar Es Salaam, all’estero, in Europa.  Il motivo per cui si è scelto di promuovere questo progetto è presto detto: tutti gli abitanti di questo villaggio devono periodicamente recarsi dalla sommità della collina sulla quale abitano, a dei ruscelli collocati a fondovalle per potersi rifornire d’acqua, non essendo stato ancora organizzato alcun sistema che permetta di reperire l’acqua potabile nei pressi delle capanne. Questa attività particolarmente faticosa a causa del consistente dislivello (220 m) che bisogna percorrere, è per tradizione ed abilità nel trasportare i contenitori sopra il capo, quasi completamente a carico delle donne con un consistente e periodico dispendio di tempo e  forza. Di conseguenza l’acqua nel villaggio è un bene molto prezioso, che deve essere usato con molta parsimonia, a scapito quindi di benefici fondamentali come l’igiene, la pulizia personale, ed eventualmente l’irrigazione. Sembra a questo punto evidente il vantaggio che questa popolazione potrebbe avere dal poter attingere con abbondanza l’acqua presso delle fontane di distribuzione sparse per il villaggio. Significherebbe innanzitutto minor fatica per le donne, già impegnatissime nello svolgere le faccende domestiche ed allevare i numerosi figli, poi sicuramente un notevole miglioramento dell’igiene sia personale che nelle capanne stesse, inoltre gli eventuali eccessi d’acqua se impegnati nell’irrigazione segnerebbero sicuramente una radicale svolta nelle ancor misere coltivazioni agricole. In poche parole per questi villaggi l’acqua rappresenta la vita!  L’obiettivo del Progetto consiste proprio nel realizzare un sistema di pompaggio dell’acqua che scorre nei ruscelli a fondovalle in una cisterna di stoccaggio collocata in cima alla collina, dalla quale partirà in caduta libera una rete di distribuzione che alimenterà una quindicina di fontane sparse per il villaggio. Si sfrutterà tramite un piccolo dislivello l’energia di caduta dell’acqua del ruscello per dare moto ad una ruota a pale che imprimerà la forza alla pompa. Con un opportuno sovradimensionamento delle strutture, ed un’accurata organizzazione tecnica dei vari sistemi, si realizzerà un impianto che funzionerà senza ausilio di energia esterna, e con un ottimo grado di affidabilità, come è già stato fatto da anni con grande successo in villaggi limitrofi.  

OBIETTIVI SPECIFICI:   

Come è già stato indicato in precedenza l’obiettivo primario è quello di rifornire d’acqua potabile un villaggio di 2000 abitanti, più la scuola elementare del Comune di Kidegembye che si trova proprio in questa frazione. E’ infatti proprio in funzione della presenza della scuola che abbiamo scelto di fornire per prima di acqua potabile proprio questa frazione. Continueremo poi anche nelle altre frazioni con altri progetti analoghi a questo. Come obiettivi correlati al progetto sicuramente ci sarà quello di dedicare molta cura allo stimolo agrario che la disponibilità d’acqua potrà comportare nel villaggio. Inoltre in fase di realizzazione dell’impianto alcuni operai del posto verranno istruiti ad eseguire lavori di muratore ed idraulico. Questo aspetto di istruzione e lavoro, grazie alla dimostrazione concreta delle applicazioni tecniche elementari,  è teso a favorire il miglioramento della qualità della vita e vuol essere di stimolo allo sviluppo di figure artigianali, quali appunto l’idraulico, il muratore, il meccanico.... Un altro obiettivo di fondamentale importanza è il miglioramento delle condizioni igieniche che il progetto porterà a questa popolazione, riducendo quindi il diffondersi delle malattie infettive.

 

DESCRIZIONE TECNICA DEL PROGETTO:

La mia esperienza in Tanzania risale agli anni ‘84-’85, quando sono riuscito a realizzare a Madeke attraverso i Nu.Vol.A, un progetto di sollevamento e distribuzione autarchico dell’acqua potabile che a distanza di 16 anni, continuando a funzionare egregiamente,  ha reso stanziale una tribù nomade radicandola sul posto e creando in essa una comunità nel comprensorio di Lupenmbe, senza forzature, ma con una cultura diversa nei confronti della natura e del modo di vivere fino ad allora  praticato. Una comunità che man mano è cresciuta anche in termini numerici per il sovrapporsi di aspetti demografici vari e che ora ha una scuola (numerosa) e chiede altri servizi primari, essenziali, che non ha.         

Nel frattempo gli interventi di Solidarietà Alpina in Tanzania non sono mancati. Da allora sono stati realizzati sempre in Tanzania una decina di “progetti acqua potabile” analoghi a quello di Madeke ma in villaggi diversi a qualche decina di chilometri di distanza l’uno dall’altro.               Credo che chi legge si chieda  perché questa attività di volontariato si svolga sempre in questa ristretta zona della Tanzania. È presto detto. Nella comunità di Matembwe con la qualifica e competenza di congegnatore meccanico opera Ennio Malile, un ragazzo del luogo ora trentottenne che molti anni fa, ospite della mia famiglia, frequentò con impegno e successo il Centro Formazione Professionale di Cles ed ora è, secondo il progetto iniziale, non solo l’anello di collegamento Italia-Tanzania, ma anche un dente essenziale dell’ingranaggio dello sviluppo del suo Paese. Qualche anno fa un altro lavoratore, Musa Sanga, è stato ospitato a Cles ed anche lui ha frequentato i corsi di congegnatore meccanico e di saldatura presso l’ENAIP, inoltre ha seguito tramite particolari stages, l’attività lavorativa di alcune ditte locali. Ecco quindi perché questa località è oggetto di tanti interventi.             Ritengo inoltre opportuno puntualizzare un altro concetto che fa perno in parte sulla solidarietà ed in parte sull’emulazione. Per i piccoli progetti, come per i piccoli passi, non servono grandi risorse o prestazioni atletiche, bastano impegno, persone volenterose, ma complessivamente normali. Ai ragionevoli progetti sono facile conseguenza risultati ragionevolmente imitabili.

 

Dettagli Tecnici del Progetto:   

L’insieme delle opere progettate, oggetto di intervento, si può articolare in 4 parti o fasi.

Opere di presa:  verranno eseguite nel letto del torrente in un punto già individuato. Il torrente verrà deviato soltanto per il periodo necessario a garantire la stabilità delle opere in cemento, non ci saranno sbancamenti ma verrà cementata e sagomata una piccola porzione di alveo in modo da ottenere una sede  adatta ad ospitare una “ruota a stramazzo” del diametro di 2.5 m, che ruoterà circa ad una velocità di 40 giri/minuto. La solidità dell’opera garantirà un’ottima affidabilità dell’impianto con una minima manutenzione.

Stazione di pompaggio : è affiancata alle opere di presa. L’acqua prelevata dal ruscello passa in una vasca di decantazione a paratie fisse, e quindi entra nella pompa che la spinge fino al serbatoio di accumulo. La pompa (200 giri/minuto) viene azionata dalla ruota attraverso un moltiplicatore di giri. Il tutto viene collocato in una piccola costruzione in cemento in modo che sia possibile impedire l’accesso di estranei ai macchinari, e contemporaneamente proteggerli dagli agenti atmosferici.

Tubazione di mandata e serbatoio di accumulo:  la condotta di mandata (un tubo in PVC del diametro di 2 pollici e lungo 2500m con la resistenza di 25 bar) è provvista alla base di una valvola unidirezionale e rubinetto di scarico, termina nel serbatoio di accumulo collocato su una struttura in muratura a quattro metri sopra il livello del suolo.

Rete di distribuzione: il serbatoio di accumulo fa capo ad una rete di distribuzione (tubo in PVC da un pollice in quattro linee, lungo complessivamente 2500m con resistenza PN 10) che si dirama nel villaggio fino ad alimentare le fontane più lontane. Sono previste circa venti fontane.  

MATERIALI UTILIZZATI

Reperibili sul posto: ·     sabbia e sassi ·     cemento e ferro per armature ·     tubo P.E. con relativi giunti e rubinetteria per le reti di accumulo e di distribuzione

Acquistati in Italia: ·     una pompa con accessori e ricambi ·     una ruota in metallo inox con relative paratie e convogliatori ·     vasca  di decantazione e serbatoio di carico in acciaio Inox  

NOTE:  Risulta chiaro che rispetto ai fabbisogni richiesti la quantità d’acqua erogata dalla pompa è in esubero. Dal punto di vista progettuale rimane opportuno un equilibrio tra la potenza idraulica disponibile e quella della pompa. Stabilito che la collocazione dell’insieme è stata studiata per avere il minimo consumo di risorse economiche l’acqua in più è destinata all’irrigazione di un appezzamento di terreno destinato alla coltivazione di graminacee caffè ed altre piante, una specie di orto botanico che verra allestito da personale locale a cura del CEFA. Tutti gli allestimenti idraulici relativi a quest’ultimo aspetto non sono di competenza di Solidarietà Alpina.

 

CRONOGRAMMA DEL PROGETTO 

La durata dell’intervento è prevista in circa 10 mesi (da gennaio a ottobre 2001) ·     Preparazione e spedizione dall’Italia tramite un container di tutto il materiale necessario non reperibile in Africa. ·    

In febbraio cinque tecnici italiani (due muratori un idraulico, un saldatore ed un capo cantiere) si recheranno sul posto per iniziare i lavori. La loro permanenza prevista è di un mese, e dovranno organizzare ed istruire il personale locale messo a disposizione dall’amministrazione comunale di Kidegembye. Sotto la supervisione dei tecnici italiani inizieranno poi i lavori di posa in opera degli impianti, che continueranno anche dopo il loro rientro in Italia, seguiti da Ennio Malile (tecnico locale dipendente della missione Consolata Fathers di Matembwe) e da due dipendenti del CEFA. ·    

In settembre, quando saranno ormai completate la rete di distribuzione, la condotta di carico, il piedistallo per la cisterna, e il locale per la pompa, si recheranno  sul posto altri due tecnici italiani che dovranno verificare l’idoneità del lavoro svolto, installare la ruota a pale, la pompa, costruire e piazzare sul piedistallo la cisterna. Dopodiché verrà fatto il collaudo e l’inaugurazione dell’impianto.  

METODOLOGIE DI INTERVENTO :   

Con la cerimonia di inaugurazione, saranno consegnate le chiavi dell’impianto alla amministrazione comunale per l’amministrazione ed al tecnico Ennio Malile per la gestione e manutenzione. Nel caso di particolari problemi ci è stata garantita l’assistenza tecnica da parte sia della Missione della Consolata che del CEFA.

 

FOTO DELLA REALIZZAZIONE

Lavoro di preparazione per la realizzazione delle prese dell'acqua a monte della turbina.

 

Preparazione dei fondamenti per il supporto della turbina.

 

Allestimento cisterna e relativo supporto.

Predisposizione della rete di distribuzione.

 

Installazione turbina.

 

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